L’uomo è un corpo che pensa: da Leopardi alle neuroscienze
aprile 23, 2014 in Approfondimenti da Mario Baldoli
C’è chi ritiene che Dio abbia creato l’universo, abbia inspirato nell’uomo un’anima immortale, gli abbia dato la religione da cui è nato il senso morale.
Il primo numero di “Micromega” (e in parte il secondo) di quest’anno vanno nella direzione contraria, quella di togliere il finalismo dalla nostra vita, negare l’anima immortale, trovare la nostra radice comune con gli animali per quanto riguarda la religione e la morale, mostrare quanto l’universo e noi siamo dipendenti dall’evoluzione.
Tali tesi sono dimostrate in brevi saggi da alcuni tra gli scienziati più noti al mondo. Tutto è presentato attraverso esempi, tracce di ricerca e ampi riferimenti bibliografici, per i quali rimandiamo necessariamente alla rivista.
L’assioma fondamentale della visione scientifica del mondo è che “non sono il cosmo e le sue leggi a nascere adattati alla vita, siamo noi che ci siamo adattati all’universo” (come scrive Carlo Rovelli).
Cominciamo con l’uomo e la donna, che appaiono sulla terra non per creazione di un primo gruppo, ma “a cespuglio”. Finora sono stati scoperte 24 specie di ominidi in varie parti della Terra anche lontane tra loro.
I nostri antenati australopitechi hanno cominciato a sfruttare scaglie di selce taglienti circa 3-4 milioni di anni fa, spingendosi più avanti di ogni scimmia antropomorfa. Quando appare l’Homo, due milioni di anni fa, non ci sono visibili progressi. La prima innovazione tecnologica risale a 1,5 milioni di anni fa quando in Africa appaiono i “bifacciali”, pietre a forma di foglia scolpite sulle due parti. Al massimo livello della nostra conoscenza, diversamente anche dagli scimpanzé (gli animali a noi più vicini) noi sappiamo trasformare quanto abbiamo intorno in un vocabolario di simboli mentali. Ciò è verosimilmente avvenuto in un’evoluzione “per discontinuità” (una sorta di “salto” che muta il percorso evolutivo), come affermava già Darwin (Ian Tattersal).
A proposito della religione, la sua radice si trova in una matrice biologica condivisa con altri animali, quella per cui pensiamo di vedere agenti in fenomeni che non sappiamo spiegare. Un esempio viene da Darwin: il suo cane, ogni volta che il parasole di casa si muoveva per effetto del vento, ringhiava sentendo la presenza di qualche strano agente animato. Analogamente le idee religiose sono processi intuitivi indotti da forme di animismo e antropomorfismo. L’animismo è un insieme di caratteristiche di percezione, cognizione e azione. L’aspirazione a dare un senso alla realtà e alla propria vita è quindi una forma di animismo elaborata simbolicamente. Un falso senso dell’unicità umana ci ha ingannato (Stewart Guthrie).
Le credenze nel soprannaturale sono prodotte da alcune intuizioni e tendenze cognitive, ma la religione può essere superata dal pensiero analitico. Tuttavia anche certe condizioni sociali sembrano contare: meglio funzionano i sistemi sociali, meno è presente la religione; per esempio in Scadinavia, dove vivono le popolazioni più secolarizzate del mondo. (Vittorio Girotto).
Particolarmente importante è il saggio sul pensiero.
Noi siamo ciò che il cervello ci fa essere attraverso l’attività elettrochimica di miliardi di neuroni. Il passaggio dallo stimolo elettrochimico a contenuto della coscienza è segnalato dall’aumento dell’apporto di sangue e da uno scoppio di attività elettrica, anche se per ora non si riesce a spiegare il “diventare cosciente” di uno stimolo. Fantasie, sogni, arte, scienza, guerra sono prodotti della materia del cervello. Il nostro essere di individui che pensano e parlano è soprattutto neocorteccia, comune agli altri mammiferi. Essa è un adattamento della paleo corteccia che abbiamo in comune con rettili e uccelli (Alessandro Treves).
Il contenuto della mente emerge e cambia, solo se cambia il funzionamento della corteccia cerebrale. Anche il mantenimento della specie è dovuto a una rete di neuroni distribuiti in tutto il cervello. Di conseguenza, la nostra coscienza è come un iceberg, i 6/7 dell’essere umano risiedono nella corteccia e ci sono ignoti (Arnaldo Benini).
Ma se noi siamo tanto determinati dalla nostra biologia, buoni o cattivi, equilibrati o criminali si nasce o si diventa? Cosa resta della responsabilità individuale?
Negli Stati Uniti si sta sviluppando il “progetto Lombroso”, un acronimo, tratto dal nome del famoso criminologo italiano. Gli studi per ora mostrano che se anche esistesse in alcune persone una propensione genetica alle attitudini criminali, queste tendenze di alcuni nostri geni possono essere neutralizzate (Daniel Dennett).
Fondamentale è come le persone si adattano alle circostanze, la loro educazione e la capacità di ragionare e agire in autonomia. Non siamo costruiti per fare per natura il bene o il male, anche se la scoperta dei “neuroni specchio” rivela le basi biologiche dell’empatia e dell’aggressività. Ad esempio, lì risiede la premessa “per disumanizzare l’altro” e giudicarlo non-prossimo (Paolo Legrenzi).
Relativamente nuova è l’analisi dell’opera d’arte. Essa nasce dal cervello umano quindi va studiata a partire dalle aree del cervello che si attivano quando contempliamo, ad esempio, un quadro. L’osservazione inizia con reazioni molecolari nella retina, poi l’informazione è trasmessa alla corteccia che la analizza con un processo neuronale, percepisce l’organizzazione spaziale, riconosce una figura rispetto allo sfondo, ecc. Sappiamo che l’opera d’arte ha un’efficace ”brutale, immediata , sbalorditiva”, che coinvolge processi emozionali consci e inconsci, e – come tutte le operazioni del cervello – si basa su reazioni fisico-chimiche. Anche il grado di apprezzamento estetico di dipinti differenti è correlato all’ampiezza dell’attivazione nella corteccia (Jean-Pierre Changeaux).
Ma il cervello è una componente del cervello-corpo, incomprensibile senza un più ampio riferimento al complesso dell’esperienza umana nella quale siamo immersi. Il cervello risolve questi problemi attivando emozioni e sensazioni corporee, memorie individuali e l’immaginario che vi associamo. Nelle pennellate dell’artista viviamo la simulazione del suo gesto. Sono aspetti che rivelano il ruolo svolto nell’esperienza estetica dal nostro coinvolgimento corporeo. E’ quindi necessario studiare il sistema cervello-corpo per comprendere come la nostra esperienza delle immagini nasca dal nostro sistema nervoso centrale e dal sistema nervoso autonomo, dalla loro integrazione con l’apparato cardio-respiratorio e muscolare di un individuo. (Vittorio Gallese)
Ancora una volta incontriamo la voce di Leopardi: L’uomo è un corpo che pensa.
Ma l’uomo non è solo, conclude Edoardo Boncinelli: l’uomo è un prodotto dell’evoluzione biologica, ma ha anche portato avanti qualcosa di unico, rappresentato dall’evoluzione culturale. Se il protagonista dell’evoluzione biologica è il singolo, il protagonista dell’evoluzione culturale è l’insieme degli esseri umani ieri e oggi. Nella dimensione collettiva l’uomo acquista le sue proprietà.