Sulle orme di Gianni Celati

aprile 7, 2014 in Album fotografici, Letteratura da Pino Mongiello

NEL DELTA DEL PO

ULTIME VISIONI DI UN PAESAGGIO SELVATICO

 

delta del po

“Verso la foce…”

Sono in viaggio lungo il corso del Po, in cerca di uno sbocco al mare, dove è possibile lasciarsi afferrare da immagini, sogni, ricordi, progetti. Sulle orme di Gianni Celati, prendo appunti mentre mi inoltro a piedi, o in barca, nei meandri del delta del grande fiume. Nelle frequenti soste, sottolineo i concetti che mi paiono più affini, quali emergono dalle pagine dei suoi “diari”, dai suoi “documentari imprevedibili”, dalle annotazioni pubblicate in catalogo, a commento delle foto dell’amico Luigi Ghirri. Il viaggio diventa anche per me, come per i fotografi dei “Racconti dal paesaggio” (Cinisello Balsamo, Museo della fotografia contemporanea, 2004),  «avventura del pensiero e dello sguardo».

Celati coglieva nelle foto della mostra progettata da Ghirri al museo di Cinisello dieci anni fa il «tentativo di ripulire lo sguardo. Il che si vede nella sobrietà delle immagini»…. «I luoghi sono quasi sempre deserti, come se l’umanità fosse andata via. Mancano, per lo più, le presenze umane o, se ci sono, appaiono avvolte nel loro naturale silenzio. … Niente è in posa, niente è lì per rappresentare qualcos’altro. … Il vedere è un’inquietudine degli occhi per capire cosa vediamo nella mente. … Tutto il qualsiasi dei luoghi prende importanza».

sobrietà

«Tutto quello che riguarda il vedere è sempre sul punto di trasformarsi in qualcos’altro. … L’ultimo progetto di Luigi Ghirri, prima di morire, era di fotografare l’architettura rurale… Ne era venuto fuori una specie d’archivio. … Le case crollanti non erano più reperti oggettivi, erano diventate oggetti d’affezione … non bisognava mostrarle come malinconici relitti del passato ma come uno tra i più sorprendenti aspetti d’un paesaggio moderno. In un’epoca in cui si tende a restaurare tutto per cancellare le tracce del tempo, quelle case portavano i segni d’una profondità del tempo e così ponevano la domanda: cosa dobbiamo fare della nostra rovina? … Noi non siamo più abituati a vivere tra crolli e distruzioni, dunque questi ci sembrano la fine del mondo. … Il mondo occidentale sta diventando sempre più dominato dal fanatismo del far tutto nuovo di zecca, per cancellare le tracce del tempo. … Per l’uomo moderno la vecchiaia e la malattia sono una specie di scandalo: e tutto ciò che crolla per vecchiaia deve essere sottoposto a una forma di restauro cosmetico. … Forse il problema di fondo è che noi non crediamo più veramente al mondo esterno…» (Documentari imprevedibili come i sogni. Intervista di Sarah Hill a Gianni Celati, Fandango libri, 2011).

Aver letto i pensieri di Celati o aver visto le foto di Ghirri non significa che nel mio album fotografico sul delta del Po si trovino immagini che rispondano ai loro canoni. Non mi dispiacerebbe, però, che se ne possa trovare almeno una pallida eco. In questo album, peraltro, non ho messo solo case sgretolate ma anche canali navigabili, tronchi alla deriva, segnali stradali che disorientano, case galleggianti, reti, uccelli, campi coltivati, ciminiere in disuso, turisti in barca, ciclisti: il tutto sospeso in uno stato di prevalente solitudine. Agli occhi è lasciata la funzione di guardare in superficie. Il resto si legge nel profondo.

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