L’anima dell’Iran
giugno 22, 2019 in Album fotografici da Pino Mongiello
Le donne dell’Iran comunicano con gli occhi. E il più delle volte quegli occhi sprigionano il sorriso: ora sereno, ora malinconico, ora seduttivo, comunque sempre intenso e penetrante. Si intuisce nel mondo femminile dell’Iran lo svolgersi di una lunga storia che viene da lontano e l’ergersi di una distinta nobiltà. Ritornano alla mente i fantasmi della tragedia greca I PERSIANI, quando Eschilo descrive il sogno premonitore di Atossa, madre di Serse, vedova di Dario. In quel sogno raccontato ai dignitari di corte, in Susa, c’è tanta regalità mista a un senso di impotenza nell’ esporre il presagio di una catastrofe. L’antico mondo persiano, che ho visto nelle rovine di Persepoli, è in grado di suscitare stupore ancor oggi. Allo stesso modo emoziona la vista delle antiche torri del silenzio, poste sulla cima dei rilievi, dove si abbandonavano i morti, come prescriveva il rito zoroastriano, perché divenissero pasto agli avvoltoi e tutto, una volta consumato, entrasse nell’eterno ciclo della vita.
A distanza di molti secoli, oggi quei monumenti coesistono con le moschee e i minareti dell’Islam, con i suk, i caravanserragli e i bazar che pullulano di persone di ogni età, ma in prevalenza di giovani. Le donne, dovendo attenersi a una legge maschilista di un fondamentalismo fuori tempo, danno segno di una emancipazione che pure sentono di poter esprimere. Il loro viso è quanto mai curato nei dettagli. Non tutte sono ligie alla forma: talvolta il velo scende fino a mostrare gran parte dei capelli; alcune si abbigliano con sciarpe colorate, altre ancora non temono di mostrare le caviglie e indossano pantaloni alla moda occidentale.
Le persone sembrano migliori delle loro istituzioni. La storia persiana antica può forse apparire migliore dell’attualità che viviamo. Certo fa effetto accostarsi al monumento funebre di Ciro il grande, una sorta di ziggurat in formato ridotto, semplice e sobrio, posto di fronte alle montagne innevate. Fa effetto pensare che in Persia visse un sovrano che amava l’incontro tra i popoli, che liberò gli Ebrei dalla cattività babilonese e consentì loro di ricostruire il tempio a Gerusalemme. Chi si sofferma davanti a quel monumento non può non pensare alla grandezza che sta nelle cose di alto ingegno e ai gesti che invitano alla fratellanza tra i popoli.
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