Gli shock di Trump, “il mostro di Frankenstein”
luglio 12, 2017 in Approfondimenti, Crisi da Mario Baldoli
Difficile negare quanto scrive Naomi Klein nel suo ultimo libro, cha sta per essere tradotto in italiano, No, is Not enough. Resisting Trump’s shock politics and winning the world we need (Resistere alla politica dello shock di Trump e conquistare il mondo di cui abbiamo bisogno). Oggi la politica (e soprattutto la nostra vita) vanno da uno shock all’altro, e uno insieme all’altro. Lo shock economico e quello climatico, i disastri naturali, la mutazione industriale e del lavoro, la crescita dello sfruttamento e la disoccupazione, l’impoverimento della classe media, il crollo dei mercati, l’immigrazione, la paura, la sicurezza, la guerra, il terrorismo.
Tutto ciò avviene per caso? No, tutto è organizzato dai governi più forti con una strategia brutale e arrogante.
Naomi Klein, la giornalista e attivista canadese, di cui già sono stati pubblicati in Italia tre libri straordinari, No logo, Shock economy, Solo una rivoluzione ci salverà, torna a spiegare, approfondire, attaccare le politiche degli ultimi cinquant’anni, quelli del neo-liberismo, dell’arricchimento dei più ricchi, della distruzione di intere nazioni, delle produzioni trasferite là dove si lavora anche di notte, dove la vita conta poco e le malattie sono garantite.
Alcune pagine tratte da Not, is Not enough, sono apparse su “The Guardian” e “The Boston Globe”, da cui ricaviamo questa sintesi tanto attuale quanto angosciante.
Cos’è lo shock? Il risultato della distanza fra gli eventi intorno a noi (le catastrofi nominate sopra) e la nostra capacità di spiegarli. Lo scopo di chi comanda è disorientarci e approfittare del nostro disorientamento. Gli shock servono a convincere che viviamo in un mondo così pericoloso, caotico e incontrollabile che occorre uno stato di emergenza: bisogna sospendere le nostre libertà; restringere la libertà di stampa; togliere le sicurezze sociali. Se l’iniziatore della politica degli shock è forse il falso cowboy Reagan, oggi è il miliardario palazzinaro Trump a completare l’opera.
Più indulgente della Klein, quando io vedo in fotografia il ghigno perenne di Trump, penso ad una maschera (del resto in latino persona significa maschera). Terribile il giudizio di Naomi Klein: mi sembra il mostro di Frankenstein, nato cucendo insieme diverse parti del corpo e un insieme di tendenze pericolose.
Appena eletto Trump ha firmato uno tsunami di ordini, partoriti dalla sua arroganza e ignoranza, così da rendere attuale la definizione di un’avvocata dei diritti umani polacca, quando il suo paese, caduto il comunismo, subì le imposizioni economiche degli Usa: la velocità di cambiamento, è stata la differenza tra anni di cane e anni umani (si dice che un anno di vita di un cane corrisponda a 7 anni di vita di un uomo).
La strategia di Trump aggiunge agli shock precedenti: l’eliminazione dell’assistenza medica, la ripresa dei conflitti razziali, una rottura della parità sessuale, l’espansione dei conflitti militari su vari fronti, la riabilitazione della tortura. L’obiettivo – lui dice – è la decostruzione dello stato amministrativo, per lasciare alle varie agenzie il compito di proteggere il popolo e i suoi diritti (…) Il governo deve comportarsi come una grande compagnia americana: infatti ha incontrato in meno di tre mesi i capi di 190 compagnie. Ha imposto licenze e permessi commerciali come voleva; a differenza degli altri presidenti tiene per sé doni e “emolumenti” dei governi stranieri contravvenendo a un principio costituzionale.
Scrive Klein: Trump è anche un brand (un marchio): usa il suo ruolo per estendere il suo brand e quello di Ivanka. Aziende e cittadini (intesi come clienti) vendono e comprano il suo brand, uno stile di vita, dei sogni, un’identità. I Trump hanno sempre venduto il sogno di loro stessi- campi da golf e champagne- sono il brand della “nuova” America, il brand che moltiplica i loro profitti. Eppure bisogna fare i conti col fatto che gli americani l’hanno eletto.
Naomi Klein ha sempre descritto tragedie, ma anche pensato a come opporsi alle tragedie. Un modo potrebbe essere quello di non comprare i prodotti di Trump e quelli delle aziende che lo sostengono: è un modo estraneo alla mentalità americana, ma è tempo che lo sia, diventi un modo di affermare la nostra identità. Propone anche di farlo sentire per quello che è: un boss, un bandito. Né crede che possa il Partito democratico, infarcito anch’esso di milionari, possa cambiare qualcosa.
Pochi giorni fa il “New York Times” ha scritto che nei primi 40 giorni di presidenza, Trump ha detto 40 bugie. Ma intanto ha vinto le elezioni in Georgia, ha rinsaldato i rapporti con l’Arabia Saudita, forse il paese dove meno sono riconosciuti i diritti umani, lo sostiene nella sua guerra contro lo Yemen. Dopo due anni di guerra in Yemen – secondo dati dell’Oms ora pubblicati da Claudia De Luca sulla rivista scientifica “Galileo” – c’è la maggior epidemia di colera della storia: oltre 5.000 casi ogni giorno e più di 1.300 morti negli ultimi tre mesi. Il colera è determinato da acqua e cibo contaminati da feci umane infette. Oltre 14 milioni di persone non hanno accesso all’acqua pulita. Non c’ elettricità e non funziona il sistema fognario. Al solito, le prime vittime sono i bambini.